13 marzo 2024
Bergoglio, l’Ucraina e la bandiera bianca:
conseguenze e cause di un agire incoerente

 

In una recente intervista rilasciata alla Radiotelevisione della Svizzera Italiana, alla seguente domanda: “In Ucraina c’è chi chiede il coraggio della resa, della bandiera bianca. Ma altri dicono che così si legittimerebbe il più forte. Cosa pensa?”, il pontefice romano ha così risposto: “È un’interpretazione. Ma credo che è più forte chi vede la situazione, chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca, di negoziare. E oggi si può negoziare con l’aiuto delle potenze internazionali. La parola negoziare è una parola coraggiosa. Quando vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno, occorre avere il coraggio di negoziare. Hai vergogna, ma con quante morti finirà? Negoziare in tempo, cercare qualche paese che faccia da mediatore. Oggi, per esempio nella guerra in Ucraina, ci sono tanti che vogliono fare da mediatore. La Turchia, si è offerta per questo. E altri. Non abbiate vergogna di negoziare prima che la cosa sia peggiore” (RSI, 9 marzo 2024).

Alzare bandiera bianca significa arrendersi ammettendo la sconfitta. E negoziare in tale contesto  appare incoerente rispetto a quanto fino ad ora detto e fatto. L’Ucraina andrebbe incontro ad una disfatta certa e l’Aggressore si sentirebbe ancor più legittimato nella sua azione violenta e, approfittando di tale cambio improvviso di strategia da parte del Fronte Occidentale, proverebbe ad avanzare ancor di più, alzando ancor più il livello dello scontro, così da portare nel mondo ancor più tensione, avvicinando ancor di più il rischio (già presente) di una guerra globale e nucleare.

Se si fosse veramente voluta la strada del negoziato rispetto a quella della sola azione militare, ci si sarebbe dovuti spendere da subito, con vigore, per favorire tale strategia, in modo chiaro e coerente, ponendosi come credibili interlocutori sia con l’Ucraina e con i Paesi Occidentali sia con la Federazione Russa. Per poi, nel primo momento favorevole, condurre tutti ad accogliere la richiesta di far tacere le armi, per poi – a quel punto, sì – cercare e raggiungere un vero negoziato, per porre fine al conflitto. Strada non semplice ma provabile. Ma così non è stato prima. Fare marcia indietro ora, sic et simpliciter, significa far sparire l’attuale Ucraina dalla carta geografica mondiale. E affidare un ipotetico negoziato alla Turchia significa voler consegnare i cristiani alle fauci del lupo.

A cosa è servito continuare a parlare a favore della “martoriata Ucraina” se, a gamba tesa, si è poi intervenuti in tale modo vanificando con un colpo di spugna la morte di tanti martiri ucraini che hanno combattuto a difesa della Patria per respingere l’Invasore? Con tali parole inavvedute non si rischia piuttosto di favorire ulteriormente l’Invasore mettendo ancor di più a repentaglio l’intero Continente Europeo e tutto l’Occidente? Si è solo incoerenti e ambigui, inavveduti o vi è altro?

In campo dottrinale il modus operandi del pontefice romano è certamente incoerente e ambiguo. Gesù ci insegna infatti che il parlare dei cristiani deve essere: «Sì, sì; no, no, perché “il di più” viene dal maligno». Quando si è trattato di difendere i principi fondamentali del cristianesimo Bergoglio ha dato dimostrazione di non essere coerente, affermando prima una cosa ma poi, in un’occasione successiva, dicendo il contrario o sfumando quanto affermato in precedenza. Il risultato di questo parlare volutamente ambiguo (e incoerente) è quello di aver creato confusione e disorientamento tra i credenti, raccogliendo al contrario le simpatie dei non credenti, che tali però sono rimasti, provando ammirazione per Bergoglio ma senza abbracciare la fede cristiana. La politica del “di più” (anziché quella del “sì, sì; no, no”) questo ha prodotto: ambiguità, sconcerto, dubbio, disaffezione e allontanamento dalla vera fede.

Alcuni esempi. L’omosessualità è un peccato; ma “chi sono io per giudicare i gay”? Il matrimonio è solo tra uomo e donna; ma la benedizione alle coppie omosessuali è consentita. Gesù è l’unico Salvatore (come insegna la religione cristiana) ma “in ogni religione si manifesta la sapiente volontà divina” (come sottoscritto nel documento ufficiale stipulato a firma congiunta con il grande Imam mussulmano ad Abu Dhabi il 04/02/2019; e come diffuso nel video ufficiale del Vaticano del 06/01/2016). Dio ha stipulato con i cristiani la Nuova Alleanza, che abroga quella precedente (come ci insegna il Nuovo Testamento e la Dottrina cristiana) ma Bergoglio più volte ha affermato (anche nel documento ufficiale di Magistero Evangelii Gaudium) che l’Alleanza tra Dio e il popolo ebraico “non è mai stata revocata” (“Uno sguardo molto speciale si rivolge al popolo ebreo, la cui alleanza con Dio non è stata mai revocata”, Evangelii Gaudium, n. 247). Gesù si è immolato sulla Croce per sconfiggere il demonio e donare ai suoi figli la salvezza ma Bergoglio ha detto che Gesù nel momento in cui è stato innalzato sulla Croce “si è fatto diavolo, serpente, brutto da fare schifo” (commentando l’episodio biblico di Mosè che nel deserto alzò il serpente di bronzo). Il proselitismo è “il” Comandamento impartito da Gesù ai suoi discepoli affinché tutti credano che solo in Gesù vi è Salvezza (come hanno testimoniato tanti santi e martiri, donando la loro vita, per portare ai non cristiani il Nome di Gesù); tuttavia Bergoglio ha più volte incredibilmente definito il proselitismo una “solenne sciocchezza”. Gesù ci invita a vivere in una condizione di grazia e non di peccato ma il pontefice romano insegna che il Luogo privilegiato per l’incontro con Cristo è proprio il peccato, perché nel peccato si sperimenta la sua misericordia. Questo ragionamento è incoerente e fuorviante, perché Gesù è Dio di Misericordia ma all’adultera peccatrice disse: “Va’ e non peccare più”; e non disse “Non ti preoccupare perché Dio perdona sempre e perdona tutto” (come insegna oggigiorno il pontefice romano). Gesù è Misericordia ma il peccatore, per ottenere misericordia, deve pentirsi e almeno desiderare di cambiare vita, non continuare a vivere come prima. Questo è l’insegnamento intramontabile che Gesù ha insegnato agli Apostoli e che nessuno ora può cambiare.

In questi undici anni di pontificato di Jorge Mario Bergoglio gli esempi delle contraddizioni, incoerenze e gravi devianze dottrinali perpetrate e insegnate dal nuovo corso intrapreso dalla Chiesa Cattolica Romana sono tante e questo spazio virtuale ha cercato di documentare tali problematiche.

Nessuno si deve ora sorprendere per le parole incaute, inavvedute e incoerenti che il pontefice romano ha di recente proferito in merito alla guerra in Ucraina, invitata ad alzare bandiera bianca e a negoziare prendendo atto della sconfitta, con tutto ciò che ne consegue e ne conseguirà.

La domanda che poniamo è: questo comportamento è solo frutto di incoerenza, di inavvedutezza geo-politica-sociale o vi è altro? O vi è quel “di più” che si contrappone al “sì, sì; no, no”?

Ad ognuno la responsabilità di approfondire, perché la Salvezza eterna non è un regalo (come invece insegna il pontefice romano ) ma è una conquista quotidiana e personale. Poi la grazia di Dio farà il resto. Ma ci si deve impegnare e documentare in prima persona, senza lasciarsi condizionare dal giudizio e dal pregiudizio di chi, a prescindere, ha già giudicato. Se i primi discepoli di Gesù si fossero fatti condizionare, pure loro, dai farisei di quel tempo, non si sarebbero salvati e non avrebbero aderito al Piano di Salvezza che Dio Padre aveva inviato in quella umanità. Ora la storia si ripete. I farisei di oggi non hanno voluto accogliere ciò che Dio ha mandato dal Cielo: il Bambino Gesù, sceso sulle nubi come aveva promesso per portare a compimento la Salvezza dell’umanità. È questa l’Ora dei nuovi cristiani. E nuovamente gli uomini sono invitati a convertirsi, a mettere in pratica i Dieci Comandamenti e credere al Vangelo, per lasciarsi guidare dallo Spirito di Dio e giungere tutti alla Salvezza, che viene, è vicina, è qui.

Difendiamo la Verità

 


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