Re Davide il corrotto profetizza l’umiliazione di Gesù

 

A) Testo del discorso di J.M. Bergoglio:

Così «il santo re Davide, peccatore ma santo, diviene corrotto». Ma ecco che «il profeta Nathan, inviato da Dio», gli fa «capire che cosa brutta aveva fatto, cosa cattiva: perché un corrotto non se ne rende conto. Ci vuole una grazia speciale per cambiare il cuore di un corrotto». Così «Davide, che aveva ancora il cuore nobile», riconosce di aver peccato, «riconosce la sua colpa». E cosa dice Nathan?. Ecco le sue parole: «Il Signore perdona il tuo peccato, ma la corruzione che tu hai seminato crescerà. Tu hai ucciso un innocente per coprire un adulterio. La spada non si allontanerà mai dalla tua casa». «Dio perdona il peccato, Davide si converte ma le ferite di una corruzione difficilmente guariscono. Lo vediamo in tante parti del mondo». «Dio inflisse a Davide un duro castigo: “La spada non si allontanerà mai dalla tua casa”», Ma «lui difende la casa e fugge, se ne va». è forse «un codardo? No, è un padre». E «lascia l’arca tornare», non si mette a «usare Dio, per difendersi». Insomma, Davide «se ne va per salvare il suo popolo: questa è la strada di santità che Davide, dopo quel momento in cui era entrato nella corruzione, incomincia a fare». Il passo biblico ci presenta Davide mentre sale, piangendo, l’erta degli Ulivi. Aveva «il capo coperto», in segno di lutto, e camminava scalzo. Faceva penitenza. Pure «tutta la gente che era con lui, i più intimi, aveva il capo coperto e salendo piangeva: il pianto e la penitenza». La Scrittura ci fa sapere anche che «alcuni, che non gli volevano bene, incominciarono a seguirlo e a insultarlo». Tra questi, c’era Simei, che lo chiama «sanguinario», ricordandogli «il crimine che aveva fatto con Uria l’Ittita per coprire l’adulterio». Abisài, una delle persone più vicine a Davide, «vuole difenderlo» e vorrebbe tagliare la testa a Simei per farlo tacere. Ma Davide fa «un passo in più: “Se quest’uomo maledice è perché il Signore gli ha detto: maledici Davide!”». E «poi dice ai suoi servi: “Ecco, il figlio uscito dalle mie viscere cerca di togliermi la vita”». Pensa, appunto, a suo figlio Assalonne. E per questo si rivolge ancora ai suoi servi: «Questo beniaminita lasciatelo maledire, poiché glielo ha ordinato il Signore». La questione è che «Davide sa vedere i segni: è il momento della sua umiliazione, è il momento nel quale lui sta pagando la sua colpa». Tanto che dice: «Forse il Signore guarderà alla mia afflizione e mi renderà il bene in cambio della maledizione di oggi». In sostanza «si affida nelle mani del Signore: questo è il percorso di Davide, dal momento della corruzione a questo affidamento nelle mani del Signore. E questa è santità. Questa è umiltà». «l’umiltà può arrivare a un cuore soltanto tramite le umiliazioni: non c’è umiltà senza umiliazioni». E «se tu non sei capace di portare alcune umiliazioni nella tua vita, non sei umile. è così: io direi così matematico, così semplice!». Perciò «l’unica strada per l’umiltà è l’umiliazione». Dunque «il fine di Davide, che è la santità, viene tramite l’umiliazione». Anche «il fine della santità che Dio regala ai suoi figli, regala alla Chiesa, viene tramite l’umiliazione del suo Figlio che si lascia insultare, che si lascia portare sulla croce, ingiustamente», E «questo Figlio di Dio che si umilia, è la strada della santità: Davide, con il suo atteggiamento, profetizza questa umiliazione di Gesù»” (Omelia, Casa Santa Marta, 1 febbraio 2016)

 

B) Riferimenti alla Sacra Scrittura:

Allora Davide disse a Natan: “Ho peccato contro il Signore!”. Natan rispose a Davide: “Il Signore ha perdonato il tuo peccato; tu non morirai” ” (2Sam 12,13)

Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo” (Gal 6,14)

Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma a predicare il vangelo; non però con un discorso sapiente, perché non venga resa vana la croce di Cristo. La parola della croce infatti è stoltezza per quelli cha vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio” (1Cor 1,17-18)

 

C) Commento:

La meditazione di Bergoglio è clamorosa. Bergoglio non parla, come ci si sarebbe potuto e dovuto aspettare, della vera misericordia del Padre che, di fronte al pentimento e all’ammissione di aver peccato fatta da Re Davide, lo perdona e lo ristabilisce.
Bergoglio, partendo da lontano, arriva in modo subdolo e incredibile ad accostare l’errore di Davide, che a causa di ciò si è umiliato, alla Vita di Gesù, parlando dell’umiliazione dell’Uno che profetizzerebbe l’umiliazione dell’Altro. Dice Bergoglio: “Davide, con il suo atteggiamento, profetizza questa umiliazione di Gesù“.

Davide ha sbagliato, si è pentito, ha chiesto perdono e il Padre lo ha nuovamente confermato nella sua chiamata, manifestando con ciò la vera misericordia del Padre, che presuppone l’ammissione di colpa e la conseguente volontà di non peccare più, che è totalmente differente dalla (falsa) misericordia proposta da Bergoglio, che non presuppone alcun tipo di pentimento o di cambiamento di vita da parte dei peccatori.

Quindi Bergoglio si serve di un lungo giro di parole per accostare, alla fine del suo discorso, la figura di Davide a quella di Gesù. Non Davide il Re, ma Davide il peccatore. Davide il “peccatore ma santo”, colui che “diviene corrotto”. Di Davide non è messa in luce la santità di una vita tutta per Dio ma l’unica macchia di una vita santa. E Bergoglio, infierisce senza pietà nell’evidenziare oltre modo il peccato di Davide, accanendosi nel risaltare l’errore di Davide, per giungere al termine di questo accanimento ad accostare la Figura di Davide a quella di Gesù, che mai ha peccato.

Lo spirito che è in Bergoglio, quando si affronta il tema del sacrificio di Croce di Gesù inizia a dimenarsi e cerca di proporre una chiave di lettura che anziché giungere ad esaltare la Santa Croce, sfocia sempre in temi quali l’umiliazione di Gesù, “la disfatta” di Gesù, fino a giungere a bestemmiare esplicitamente e clamorosamente, come fece quando affermò che “Gesù, sulla croce, bestemmia? Il mistero è questo“; o quando in modo vile disse “Gesù si è fatto come un serpente, brutto da fare schifo“.

I veri figli di Dio mai accetteranno che Gesù sia così meschinamente presentato fino ad essere disprezzato nel momento del Suo sacrificio che ha redento il mondo. I figli di Maria Immacolata combatteranno e smaschereranno lo spirito che è in Bergoglio per mostrare al mondo di buona volontà la sua vera natura e la vera paternità di quello spirito, che non è da da Dio, non è da Cristo ma è contrapposto alla Sua Santa Croce.




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