Un nuovo “motu proprio” di Bergoglio che distrugge la cattolicità della chiesa di Roma. Ora ogni chiesa locale è libera di cambiare la liturgia come vuole
A) Testo del documento:
“ (…) Per rendere più facile e fruttuosa la collaborazione tra la Sede Apostolica e le Conferenze Episcopali in questo servizio da prestare ai fedeli, ascoltato il parere della Commissione di Vescovi e Periti da me istituita, dispongo, con l’autorità affidatami, che la disciplina canonica attualmente vigente nel can. 838 del C.I.C. sia resa più chiara, affinché, secondo quanto espresso nella Costituzione Sacrosanctum Concilium, in particolare agli articoli 36 §§ 3. 4, 40 e 63, e nella Lettera Apostolica Motu Proprio Sacram Liturgiam, n. IX, appaia meglio la competenza della Sede Apostolica circa le traduzioni dei libri liturgici e gli adattamenti più profondi, tra i quali possono annoverarsi anche eventuali nuovi testi da inserire in essi, stabiliti e approvati dalle Conferenze Episcopali.
In tal senso, in futuro il can. 838 andrà letto come segue:
Can. 838 – § 1. Regolare la sacra liturgia dipende unicamente dall’autorità della Chiesa: ciò compete propriamente alla Sede Apostolica e, a norma del diritto, al Vescovo diocesano.
§ 2. È di competenza della Sede Apostolica ordinare la sacra liturgia della Chiesa universale, pubblicare i libri liturgici, rivedere [1] gli adattamenti approvati a norma del diritto dalla Conferenza Episcopale, nonché vigilare perché le norme liturgiche siano osservate ovunque fedelmente.
§ 3. Spetta alle Conferenze Episcopali preparare fedelmente le versioni dei libri liturgici nelle lingue correnti, adattate convenientemente entro i limiti definiti, approvarle e pubblicare i libri liturgici, per le regioni di loro pertinenza, dopo la conferma della Sede Apostolica.
§ 4. Al Vescovo diocesano nella Chiesa a lui affidata spetta, entro i limiti della sua competenza, dare norme in materia liturgica, alle quali tutti sono tenuti.
In maniera conseguente sono da interpretare sia l’art. 64 § 3 della Costituzione Apostolica Pastor Bonus sia le altre leggi, in particolare quelle contenute nei libri liturgici, circa le loro versioni. Parimenti dispongo che la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti modifichi il proprio “Regolamento” in base alla nuova disciplina e aiuti le Conferenze Episcopali ad espletare il loro compito e si adoperi per promuovere sempre di più la vita liturgica della Chiesa Latina.
Quanto deliberato con questa Lettera apostolica in forma di “motu proprio”, ordino che abbia fermo e stabile vigore, nonostante qualsiasi cosa contraria anche se degna di speciale menzione, e che sia promulgato tramite pubblicazione su L’Osservatore Romano, entrando in vigore il 1° ottobre 2017, quindi pubblicato sugli Acta Apostolicae Sedis.
Nota: [1] Nella versione italiana del C.I.C., comunemente in uso, il verbo “recognoscere” è tradotto “autorizzare”, ma la Nota esplicativa del Pontificio Consiglio per l’interpretazione dei Testi Legislativi ha precisato che la recognitio «non è una generica o sommaria approvazione e tanto meno una semplice “autorizzazione”. Si tratta, invece, di un esame o revisione attenta e dettagliata…»” (Motu proprio “Magnum Principium” con il quale viene modificato il Can.838 del codice di diritto canonico, Roma, 3 settembre 2017)
B) Riferimenti alla Sacra Scrittura:
“Ma Pietro e Giovanni replicarono: “Se sia giusto innanzi a Dio obbedire a voi più che a lui, giudicatelo voi stessi; noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato”” (At 4,19-20)
C) Commento:
Bergoglio in un suo motu proprio (i documenti con i quali di propria iniziativa impone le sue decisioni anche in tema di dottrina) ha stabilito che la chiesa di Roma non avrà più una liturgia comune, come avvenuto fino ad ora. Con questo documento le singole conferenze episcopali potranno adattare le versioni dei libri liturgici a proprio piacimento. Nella sostanza ogni conferenza episcopale potrà fare come vuole.
Così facendo la “cattolicità”, l’“universalità” della chiesa di Roma viene di nuovo colpita. La chiesa di Bergoglio è una chiesa chiamata a rimanere unita solo e soltanto per obbedire al capo, Bergoglio, al quale tutti devono obbedienza senza limiti (suo l’invito rivolto più volte a rimanere sottomessi: sub petro, “sotto a Pietro”). Ma in altre materie, che dovrebbero preservare l’unicità della chiesa (come la dottrina, e quindi l’unicità dei testi liturgici), la chiesa di Roma manifesta di non agire più come “cattolica”, “universale”, ma è profondamente divisa. Ognuno sempre più può fare come vuole.
Ciò sta già avvenendo con altri motu proprio in tema di annullamento dei matrimoni e della comunione ai divorziati, dove ogni singolo vescovo può decidere in autonomia cosa fare e cosa non fare, con la conseguenza che un vescovo applica una regola e un altro vescovo applica la regola opposta. Di conseguenza, ciò che è vero e vale in una diocesi o in una nazione, non è più vero e non vale più in un’altra. Il caos regna sovrano.
Ora, con questo nuovo motu proprio, le singole conferenze episcopali potranno cambiare i testi liturgici a proprio piacimento, con la conseguenza che le chiese più ricche di mezzi finanziari e di risorse umane potranno investire tempo e risorse nel cambiamento, a danno delle chiese più povere che non potendo avere i mezzi necessari, saranno costrette ad adattarsi alle scelte delle chiese più ricche anche quando queste non sono animate dai sani principi cristiani.
La cosa assurda è che paesi diversi nei quali si parla la stessa lingua (i paesi di lingua inglese o spagnola, ad esempio) potranno avere testi liturgici diversi gli uni dagli altri. Tutto ciò conferma che Bergoglio lavora per disunire sempre più la chiesa di Roma, che in tal modo andrà sempre più verso il baratro, in tutto e per tutto.