Bergoglio, il “fine vita” e l’ “umanità all’accompagnamento del morire” – Parte II
A) Testo del discorso di J.M. Bergoglio:
“(…) «A me attira l’attenzione — ha confidato il Pontefice, facendo riferimento al brano evangelico di Luca (17, 26-37) — quello che dice Gesù in questo passo che abbiamo letto». In particolare la sua risposta «quando domandano come sarà la fine del mondo». Ma intanto, ha rilanciato il Papa seguendo le parole del Signore, «pensiamo a come sarà la mia fine». Nel Vangelo Gesù usa le espressioni «come avvenne anche nei giorni di Noè» e «come avvenne anche nei giorni di Lot». Per dire, ha spiegato, che gli uomini «in quel tempo mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno che Noè entrò nell’arca». E, ancora, «come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano».
Ecco però, ha proseguito il Papa, che arriva «il giorno che il Signore fa piovere fuoco e zolfo dal cielo». Insomma, «c’è la normalità, la vita è normale — ha fatto notare Francesco — e noi siamo abituati a questa normalità: mi alzo alle sei, mi alzo alle sette, faccio questo, faccio questo lavoro, vado a trovare questo domani, domenica è festa, faccio questo». E «così siamo abituati a vivere una normalità di vita e pensiamo che questo sarà sempre così». Ma lo sarà, ha aggiunto il Pontefice, «fino al giorno che Noè salì sull’arca, fino al giorno che il Signore ha fatto cadere fuoco e zolfo dal cielo». Perché sicuramente «verrà un giorno in cui il Signore dirà a ognuno di noi: “vieni”», ha ricordato il Pontefice. E «la chiamata per alcuni sarà repentina, per altri sarà dopo una malattia, in un incidente: non sappiamo». Ma «la chiamata ci sarà e sarà una sorpresa (…). «Noi siamo abituati a questa normalità della vita — ha proseguito Francesco — e pensiamo che sarà sempre così». Però «il Signore, e la Chiesa, ci dice in questi giorni: fermati un po’, fermati, non sempre sarà così, un giorno non sarà così, un giorno tu sarai tolto e quello che è accanto a te sarà lasciato». «Signore, quando sarà il giorno in cui sarò tolto?»: proprio «questa — ha suggerito il Papa — è la domanda che la Chiesa invita a farci oggi e ci dice: fermati un po’ e pensa alla tua morte» (…)” (Omelia, Casa Santa Marta, 17 novembre 2017)
B) Riferimenti alla Sacra Scrittura:
“Come avvenne al tempo di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, si ammogliavano e si maritavano, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece perire tutti. Come avvenne anche al tempo di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece perire tutti. Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si rivelerà. In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza, se le sue cose sono in casa, non scenda a prenderle; così chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot. Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà. Vi dico: in quella notte due si troveranno in un letto: l’uno verrà preso e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà presa e l’altra lasciata”. Allora i discepoli gli chiesero: “Dove, Signore?”. Ed egli disse loro: “Dove sarà il cadavere, là si raduneranno anche gli avvoltoi” ” (Lc 17, 26-37)
“Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?” (1Cor 15,55)
C) Commento:
Bergoglio il giorno dopo la pubblicazione della scandalosa lettera sul “fine-vita” con la quale dice in sintesi che ciascuno deve essere lasciato libero di rinunciare alle cure e quindi di poter decidere se morire o continuare a farsi curare (cfr. Bergoglio, il “fine vita” e l’ “umanità all’accompagnamento del morire”), ritorna sullo stesso tema.
Bergoglio parla della morte strumentalizzando il vangelo di Luca, che parla di cosa avverrà alla fine dei tempi (che sono in realtà i tempi attuali che stiamo vivendo).
Anziché comprendere il dramma di ciò che sta avvenendo nella Chiesa di Roma, che un tempo era la Culla della cristianità, gli uomini continuano a vivere nell’apparente normalità, mangiando e bevendo, come se nulla fosse. Il dramma è però reale.
Nel Vangelo di Luca, Gesù invita tutti a cogliere i segni dei tempi per vivere i tempi duri e difficili che la cristianità avrebbe dovuto affrontare negli ultimi tempi, che ora si stanno vivendo pienamente. Bergoglio stravolge il significato delle parole di Gesù per tornare a parlare della morte e del “fine-vita”. Parla della morte incutendo timore e buio, presentando la morte e l’incontro con il Signore con tristezza e angoscia, non come il momento di premio e di ricompensa per i sacrifici e le sofferenze di una vita. Nel momento in cui il Figlio dell’Uomo si manifesta non è più morte, ma vita, vera vita.
Mai Bergoglio parla del mistero della sofferenza, del valore della sofferenza, che nell’economia di Dio è fondamentale per ogni cristiano. Grazie alla sofferenza dei Suoi figli Dio salva e riscatta tante anime, che da sole non riuscirebbero a salvarsi. Altro che “umano accompagnamento al fine vita” citato da Bergoglio nella sua lettera anti-vita! Bergoglio stravolge la dottrina cristiana. Bergoglio stravolge il senso delle parole di altri pontefici della storia della cristianità e della vera dottrina cristiana. Bergoglio prende una parte di quelle parole, le cita (per far apparire di essere in continuità con la cattolicità) ma nella realtà ne stravolge il senso e il significato, per affermare ed insegnare l’esatto contrario. Giovanni Paolo II, nel momento della sua grande sofferenza, ha parlato di un Vangelo “superiore”, quello della sofferenza, per rimarcare il valore della sofferenza per i veri cristiani, che nell’offerta della sofferenza vivono la vera Messa, compartecipando sl Sacrificio salvifico del Cristo che si rinnova.
Ma Bergoglio continuamente cita la Sacra Scrittura, i discorsi dei santi, dei pontefici o del catechismo al solo fine di servirsene per i propri fini anti-cristiani. Nella lettera sul “fine-vita” strumentalizza parole quali “accanimento terapeutico”, “proporzionalità delle cure” e altre ancora al solo fine di sgretolare la vera dottrina a difesa della vita.
Bergoglio non avrebbe potuto fare affermazioni dirette a favore dell’eutanasia. Avrebbe resa manifesta la natura del suo spirito anti-cristo. A motivo di ciò, per confondere le menti, ha affermato a parole di essere contrario all’eutanasia. Ma nei fatti, in realtà, ha aperto la strada all’eutanasia, dicendosi favorevole alla sospensione delle cure, arrivando ad affermare che ogni uomo ha il “diritto” di poterla chiedere.
Queste affermazioni sono una vera e propria dichiarazione di guerra contro la vita e la sua sacralità. Già in passato Bergoglio ha depotenziato la gravità del peccato contro l’ “inizio-vita” (riducendo l’aborto a peccato ordinario: cfr. il documento di Magistero della Chiesa Cristiana Universale: Il dono e il rispetto per la Vita). Ora avanza contro il “fine-vita”, volendo distruggere il diritto-dovere di tutti (governanti, operatori sanitari e pazienti) a difesa della vita, sia nella fase finale (gli anziani) sia nei casi di sofferenza estrema.
Il Mistero della sofferenza offerta per Amore è Mistero di Redenzione, per i cristiani. È tramite il martirio di tanti fratelli e sorelle che, offrendo la propria sofferenza per Amore di Cristo, si uniscono al Suo sacrificio. Questa è la Messa. Questo è vivere la Messa. Ma di tali argomentazioni, nel discorso laicista, umanista e relativista di Bergoglio non vi è mai traccia. Mai una parola veramente cristiana. Solo parole umane, banali, politicamente corrette, piene di buonismo ricco di umanità ma vuoto di Cristo, degne di un vecchio politico che cerca il consenso di tutti, pronunciate da chi più volte ha detto (mentendo spudoratamente) di non volersi “immischiare” nella politica degli Stati.
I veri cristiani devono aprire gli occhi e comprendere i segni dei tempi narrati da Gesù nei Vangeli. È giunto il tempo in cui i veri cristiani devono difendere i due pilastri fondamentali della cristianità: Famiglia e Vita. E non lasciarsi condizionare da pensieri umanistici e anti-cristiani pronunciati da chi in teoria rappresenta la cristianità. Non è così. L’abito non fa il monaco. La differenza la fa lo spirito (che può essere santo o maligno) che anima il cuore (che, di conseguenza, può essere bianco o nero).
Nel momento in cui si riconosce che il cuore è nero, perché lo spirito che lo anima è maligno, non lo si deve seguire ma lo si deve allontanare e combattere, per difendere la vera cristianità. Non si può rimanere fermi e inermi, con le mani in mano. Dio Padre ha dato a tutti i Suoi figli un cuore, un’anima e l’intelligenza per comprendere i segni dei tempi e di conseguenza agire. Se gli inferi hanno prevalso nel cuore di alcuni uomini, non devono prevalere sulla Chiesa di Cristo, che è fatta di uomini ed è guidata dallo Spirito Santo. Dove vi è lo Spirito Santo vi è la vittoria dei figli di Dio. E così come è scritto, dal frutto si riconoscerà ogni albero. Dove i frutti sono buoni, l’Albero è santo. Dove i frutti sono di morte, l’albero è maligno e va tagliato e gettato nel fuoco.