L’Operato di Gesù e Maria
Nella Culla Benedetta della Nuova Gerusalemme, tante volte abbiamo ascoltato ripetutamente i messaggi divini che Gesù ha rivelato a Giuseppina Norcia per nutrire il popolo e prepararlo al Suo ritorno. Quelle parole, ascoltate pubblicamente per molti anni, sia con Giuseppina sia con Samuele, ci hanno aiutato sempre più a comprendere, apprezzare ed amare l’Operato di Gesù e Maria nel corso della storia, insieme ai Vangeli. Giuseppina e Samuele con il loro esempio di vita ci hanno aiutato a vivere quelle parole, donando amore, solo amore, sempre amore, quell’amore disinteressato e puro che vissuto ci rende “buoni, retti, generosi e cristiani autentici“, proprio come si recita nella preghiera a Gesù Bambino (Libretto “Una Culla per Gesù Bambino nella Terra di Gallinaro“, pag.48). Questo slancio di carità viva ci porta a rendere grazie a Dio “con le parole e con la nostra testimonianza“. E’ questo il cuore di tutto.
Ma cosa significa rendere testimonianza, essere quindi “testimoni”? SIGNIFICA ESSERE MARTIRI (dal greco μαρτυς, «testimone»), non necessariamente secondo l’accezione cruenta dello spargimento di sangue, ma soprattutto come sofferenza interiore, morale, spirituale alla quale è sottoposto chi da sempre difende CRISTO VERITA’ (“Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa Mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei Cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi“, Mt 5,11-12.) Cosa significa inoltre essere cristiani autentici? Significa essere cristiani VERI. VERITIERI.
E noi, per amore di Gesù, “VIA VERITA’ E VITA” e per amore di Maria Santissima, Madre Sua e nostra, difenderemo sempre il Loro Operato. Difendere quindi l’Operato di Cristo Gesù sempre e comunque. Difendere quindi l’Operato di Maria sempre e comunque. Questa è la nostra testimonianza, il nostro martirio spirituale, in un mondo che sempre più si sta allontanando dai veri insegnamenti di Gesù e Maria. Ecco l’Isola che Dio, nella Sua infinita misericordia, ha donato al Suo popolo in questa Terra d’Amore: l’Isola Bianca, in cui difendere la purezza della fede. La fede quindi deve rimanere pura, incontaminata, immacolata, così come Immacolato è il Cuore di Maria, che vogliamo consolare, dopo averLe rinnovato la promessa di farLa conoscere ed amare da tutti quelli che non La amano (Libretto, pag. 22). La fede nell’Operato di Gesù e Maria deve essere testimoniata sempre e comunque, difendendola da tutte le contaminazioni che in ogni epoca e contesto storico, hanno sempre minato le fondamenta della retta dottrina testamento di Cristo, ETERNA E IMMUTABILE, che non può adeguarsi agli usi e costumi del mondo, né può essere mai modernizzata per adattarsi ai tempi, per andare incontro a chi non ha la buona volontà di seguire Cristo totalmente e integralmente.
In un messaggio rivelato a Giuseppina Norcia che è stato diffuso e fatto ascoltare pubblicamente per molti anni e che tanti conoscono, Gesù dice: “Nella Chiesa vi sono diversi cortili: quello dei sacerdoti, quello dei benpensanti, quello dei trafficanti. Fra questi cortili della Chiesa, vi è IL VOSTRO CORTILE, l’ISOLA BIANCA DOVE IO DIFENDERO’ LA PUREZZA DELLA FEDE. In questo nuovo tempio né il sinedrio né il mondo avranno autorità, perché l’ho preservato unicamente per Me, per ciò che si dovrà compiere. La Sua, la nostra Messa, il mondo non capirà“. A tal proposito risuonano come monito le parole di Gesù 2000 anni fa: “Ma il Figlio dell’Uomo quando tornerà, troverà la FEDE sulla terra“? (Lc 18, 8). Una domanda che implicitamente è anche una risposta, perché il Signore con lo sguardo rivolto ai tempi futuri, in cuor suo già vedeva che il mondo, nel culmine dei tempi duri e difficili annunciati dalle scritture e dalle profezie che ad esse danno respiro, avrebbe quasi definitivamente cancellato dalla vita degli uomini, la vera fede nel vero Dio Uno e Trino, che si è rivelato al mondo in Cristo Gesù VIA VERITA’ e VITA per mezzo di Maria Santissima, Madre Sua e Madre nostra.
La storia è piena di martiri che hanno dato la VITA pur di non rinnegare la fede in Cristo Gesù e Maria Santissima e annunciare il vangelo: il primo martire fu Santo Stefano, lapidato alla presenza di Paolo di Tarso, folgorato successivamente sulla via di Damasco da Cristo e divenuto “apostolo delle genti”. Ma in ogni tempo, i martiri, noncuranti della propria vita, hanno annunciato il Vangelo di Cristo ricevendo come paga dagli uomini la morte e da Dio la corona di gloria e giustizia. E’ grazie al sangue di questi santi fratelli, unito a quello di Cristo, che la Chiesa Cristiana Cattolica ha proseguito il cammino terreno, rinvigorita e sostenuta da esso. Ma è proprio pregando e meditando il grande gesto di questi amati fratelli, per non disprezzarlo, che non possiamo per paura, ora, nei tempi duri e difficili, venire meno ma dobbiamo difendere Gesù. Un Santo, all’inizio del proprio ministero, ci disse “Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!” (Giovanni Paolo II, 22 ottobre 1978, omelia di inizio Pontificato). Lo Stesso che, alla vigilia del terzo millennio, nell’anno dello Spirito Santo, proferì con forza queste parole: “Ed echeggia nel mio spirito l’invito di san Paolo: “Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti – e che giudicherà anche te -: annuncia la parola” (2 Tm 4,1-2)! Annunciare la Parola! Questo è il mio compito, facendo tutto il possibile, affinché il Figlio dell’uomo, quando verrà, possa trovare la fede sulla terra” (Giovanni Paolo II, 18 ottobre 1998, omelia del XX anniversario del Pontificato).
Molto significativa è la testimonianza della difesa della vera fede che ci offre il grande profeta Elia, quanto mai calzante nei tempi duri e difficili che viviamo oggi, intrisi di secolarizzazione e apostasia dalla verità. Rimasto solo a difendere il vero Dio nei confronti del culto pagano di Baal, sfidò 450 sacerdoti idolatri sul monte Carmelo e al momento dell’offerta disse:
«Signore, Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, oggi si sappia che tu sei Dio in Israele e che io sono tuo servo e che ho fatto tutte queste cose per tuo comando. Rispondimi, Signore, rispondimi e questo popolo sappia che tu sei il Signore Dio e che converti il loro cuore». Cadde il fuoco del Signore e consumò l’olocausto, la legna, le pietre e la cenere, prosciugando l’acqua del canaletto. A tal vista, tutti si prostrarono a terra ed esclamarono: “Il Signore è Dio! Il Signore è Dio!”. Elia disse loro: “Afferrate i profeti di Baal; non ne scappi uno!”. Li afferrarono. Elia li fece scendere nel torrente Kison, ove li passò con la spada. (1°Re 18-36,40).
La vita di Mamma Giuseppina è stata tutta una testimonianza di Verità fino all’ultimo respiro. Anzi, lei è stata chiamata come strumento per la realizzazione delle promesse di Dio, affinché appunto quella Verità difesa per secoli dai martiri, potesse manifestarsi e compiersi nella sua pienezza. E’ rimasta fedele a Dio in tutto e per tutto. Sempre. Doveva dire cose delicate: le ha dette. Doveva annunciare il ritorno di Gesù in quel Luogo Santo: lo ha fatto. Molti le hanno creduto, altri sono andati via, ma Lei è andata avanti. Doveva portare avanti la missione che Dio Le ha affidato: ha detto il suo pieno totale e incondizionato “Sì” per tutti noi. Doveva prepararci, radunarci, nell’attesa di chi aveva il compito di aiutarla in questa “missione di salvezza”, come Le aveva rivelato Gesù nel 1974, e condurre il popolo a Gesù Via, Verità e Vita. Lo ha fatto. Ci ha affidati al suo figlio spirituale Samuele con il quale per molti anni, quando era ancora fisicamente tra noi, ha condiviso ogni passaggio e ogni compimento. Di questo il popolo ne rende testimonianza e la testimonianza è vera.
Giuseppina è sempre stata umile e obbediente, prima a Dio oltre che agli uomini. Se fosse stato però per alcuni uomini a quest’ora non avremmo più quella Culla d’Amore, non avremmo più il Libretto “Una Culla per Gesù Bambino nella Terra di Gallinaro”, non avremmo più la lapide in cui si parla di questo Luogo come della “Nuova Gerusalemme”. E’ stata violentemente attaccata, perseguitata (la storia dei profeti insegna) ma Lei, tra molteplici grazie materiali e spirituali che il Signore ha elargito confermandoLa nella Verità, stretta al popolo che da tutto il mondo è giunto riconoscendo il segno dei tempi che in questo Luogo Santo si innalza, ha proseguito la Sua missione divina perché “BISOGNA OBBEDIRE A DIO piuttosto che agli uomini” (At, 5,29). Dio è sceso e va avanti nella sua azione salvifica. Il Progetto di Dio avanza nel suo svolgimento dinamico, non statico, come alcuni vorrebbero far credere. Dio calibra e ricalibra la Sua azione in base alla risposta dell’uomo perché “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il Suo disegno” (Rm 8,28). E quei figli di Dio che, animati dalla buona volontà, oggi, in questi tempi bui, riconoscono la Luce di Cristo, La accolgono e La seguono.
Samuele sull’esempio di Giuseppina continua la Sua missione per il compimento di salvezza preannunciato da Gesù. Egli ha donato la sua vita per questo Mistero, donandosi con amore a tutti coloro di buona volontà. Con il suo amore determinato condurrà il popolo affinché nessuno devii dall’unica Via, quella tracciata da Gesù, rimanendo veritieri nell’intimo, in attesa di poter in pienezza approdare e vivere la Vita, la Vita eterna. In un messaggio audio, tratto da una rivelazione fatta a Giuseppina, Gesù dice: “Duro è il compito dei profeti, perché devono dire la Verità. Ma gli uomini non la sopportano e si rivoltano contro i profeti“. Infatti come sono stati accolti e trattati gli inviati di Dio nel corso della Loro storia terrena? Osannati? Acclamati da folle oceaniche festanti per un dito pollice che si alza modello Arthur Fonzarelli? Seguiti da milioni di followers? No.
Il mondo ha sempre approvato in parte, in piccolissima parte. Ma l’inviato di Dio ha sempre dovuto lottare per farsi capire, comprendere, amare, perché usava armi diverse da quelle del mondo e che nel mondo si usano. Chi nella storia ha voluto seguire gli insegnamenti e l’operato di Cristo, Via, Verità e Vita ben sa che il cammino obbligato passa dalla croce. Croce che non esprime la forza negativa del male e la mite onnipotenza di Dio (J.M. Bergoglio, 14.09.2014); croce di cui non ci si deve vergognare, nascondendola al cospetto di invitati che non professano lo stesso credo (J.M. Bergoglio, 08.06.2014); croce non di ferro, scelta per voler apparire umile (J.M. Bergoglio), ma per umiliare di fatto Colui che vi è stato appeso per noi; ma Croce d’oro, vanto e orgoglio santo dei cristiani, croce gloriosa, per dare gloria a Chi, con quella Croce, ha redento il mondo: “Abbiate presente quella croce che illumina il mondo, unica luce di morte – al mondo – e di resurrezione – in Cristo -, c’è il pianto – per la “Rinnovazione del sacrificio di Cristo” (Libretto, pag.8) – e la gioia – solo grazie a quel sacrificio che si rinnova potremo vivere in Cristo la Vita eterna” (Maria Santissima, Libretto pag. 36).
Nella medesima rivelazione, che il popolo di Gesù Bambino ben conosce perché ascoltata infinite volte con Giuseppina e con Samuele, Gesù dice: “La voce dei profeti di un tempo a cui fa eco la voce dei profeti di oggi, ci chiama alla conversione, alla vigilanza, all’attenzione, ai segni dei tempi. Ci ripete: il Signore viene, è vicino, è qui“.
“Tutte le forze del Cielo sono con voi. Ci invita ad accoglierlo ora senza esitazione, come ha fatto Maria a riconoscerlo tra la folla, come ha fatto Giovanni Battista sulle rive del Giordano. Questa attenzione, di generazione in generazione, anima lo slancio di tutti coloro che camminano verso il compimento delle promesse, verso l’incontro con il Figlio dell’Uomo“.
Chi ha orecchi per intendere, intenda.