L’ “amore” di Bergoglio e la sua falsa misericordia
Nel giorno della Solennità della Manifestazione del Signore, Bergoglio manifesta apertamente il proprio progetto di religione, volendo unire nel suo messaggio di inizio anno le più grandi così dette religioni del mondo in un’unica filosofia di religione che si fonda sulla parola “amore”. Non l’Amore fatto carne, l’Amore fatto Persona, l’Amore che generato da Dio Padre Onnipotente per opera dello Spirito Santo si sostanzia nel Figlio, il Cristo. Ma un umano, generico, accogliente e accoglibile “amore” che mette umanamente d’accordo, purché non si parli più di Cristo e del Suo sacrificio salvifico, rendendo così di fatto vano il Sacrificio di Cristo stesso.
Il Padre si manifesta al mondo nel Figlio, che si immola sulla croce affinché tutti coloro che credono in Lui possono salvarsi e ricevere la misericordia del Padre. Quindi, non vi può essere vera misericordia per chi non accoglie Cristo e non Lo riconosce come il Figlio del Dio vivente, vera espressione di Dio, Padre Onnipotente.
Dire di credere genericamente in Dio e non identificare Dio con la Persona di Cristo è negare l’azione di Dio Padre nella storia. Quindi, a queste condizioni, dire di credere in Dio non ha più senso, almeno per i cristiani. Se ai cristiani si toglie Cristo, si toglie tutto. Che senso ha, a quel punto, professare di credere, uniti ai rappresentanti delle altre c.d. religioni, tutti insieme, in un generico concetto di “amore”? Per un cristiano, nulla più.
Per i cristiani autentici Cristo è l’unico Salvatore del mondo, al di fuori del quale non vi è salvezza. Si crede ancora a tutto ciò? I cristiani che vogliono professarsi tali credono ancora a tutto ciò? Cristo ha accolto le genti, i gentili; è andato loro incontro ma non si è snaturato per non urtare gli altrui umani pensieri del tempo. Non ha barattato la Sua essenza di Uomo Dio generato dal Padre per opera dello Spirito Santo per andare incontro agli umani pensieri degli altri.
Questi insegnamenti tradiscono l’azione del Padre nella storia degli uomini che in Cristo e nel Suo sacrificio di Croce si concretizzano. Questi insegnamenti si conformano non agli insegnamenti di Dio Padre Onnipotente ma agli insegnamenti di un uomo che, considerato superiore al Figlio di Dio, si faceva adorare come padre ma che padre non era e non è. Quest’uomo, durante la sua vita terrena, ha promosso e propagandato un progetto che nella parola “amore” riuniva le più grandi così dette religioni del mondo, per formarne una sola guidata da egli stesso: cristianesimo, ebraismo, islam, buddismo e induismo. Così facendo si sarebbe dato vita alla così detta “civiltà dell’amore”, dove in fondo tutte le religioni, pur esprimendo concetti diversi, potevano fondersi e ritrovarsi insieme nella parola “amore”. A capo di questa nuova filosofia religiosa, quell’uomo: Sai Baba.
Disse lo Spirito del Padre a San Giovanni, l’Apostolo dell’Amore (quello con la “A” maiuscola) «Alla bestia fu data una bocca per proferire parole d’orgoglio e bestemmie, con il potere di agire per quarantadue mesi» (Ap 13,5). Un tempo, due tempi e la metà di un tempo. Il tempo corre. Il progetto si deve compiere prima che il tempo scada. Diversamente la missione fallisce e quel padrone, che non conosce la misericordia, agisce a modo suo. Quel padrone non accetta fallimenti.
Diverso è il rapporto tra Dio Padre e i Suoi figli ma questo concetto va compreso bene. Il Padre è pronto, sempre pronto ad accogliere i Suoi figli, per amarli, amarli e amarli nella pienezza; e non sempre per curare, curare, curare, come affermato nuovamente di recente da Bergoglio.
Bisogna far comprendere a tutti gli uomini di buona volontà (e meno) che si può arrivare davanti al Padre per essere amati; e non per essere curati dalla misericordiosa giustizia e dall’infinita misericordia del Padre. Se si ama veramente il Padre, ci si sforza, con tutte le proprie forze, andando oltre le proprie forze, pur di rimanere fedeli ai Suoi Comandamenti già ora, per fare a Lui cosa gradita, per essere santi e immacolati già ora al Suo cospetto.
Che cosa desidera il Padre dai Suoi figli? Che si sforzino già da ora per essere e rimanere santi; e non di peccare, continuare a peccare perché poi comunque la Sua Misericordia infinita li perdona. La Misericordia del Padre non è gratuita, come lascia intendere Bergoglio, ma deve essere una conquista; presuppone uno sforzo per cambiare radicalmente vita, al fine di non peccare più e di vivere già da ora da santi.
Che cosa fa un figlio che veramente ama il Padre? Non pensa e non prende ad esempio gli errori del figliol prodigo, ma si sforza di rimanerGli fedele, sull’esempio di Cristo, il Fratello primogenito, senza sbagliare ma senza mormorare, per essere già da ora santo, nella pienezza, per essere già da ora motivo d’orgoglio santo per il Padre, che raccoglierà nel comportamento santo del primogenito i frutti del Suo operato e dei Suoi insegnamenti, senza bisogno di ricorrere alla Misericordia.
Il mondo ha bisogno di esempi santi, sull’esempio di Cristo e di Maria. Questo è l’esempio che non si può e non si deve cancellare nella storia dell’umanità. La Chiesa di Cristo vuole e deve essere la Chiesa dei santi: di coloro che con costanza e perseveranza si sforzano e vogliono essere santi, rimanendo umili, facendo sacrifici, rinunce ma volendo imitare Cristo in tutto e per tutto, allontanando con la forza della volontà, con la preghiera e con l’unione fraterna la tentazione del nemico di Dio, che in modo subdolo tenta per far cadere, per far peccare, mettendo nel cuore di chi cade la subdola e falsa convinzione che comunque il Padre perdona sempre. Di conseguenza, se il Padre perdona sempre e comunque, che senso ha sforzarsi di rimanere santi, a costo di sacrifici e di rinunce fatte per Amore di Cristo? Questa non è la vera misericordia del Padre; questa è una falsa misericordia che se abbracciata, conduce a ricevere dal Padre la Sua misericordiosa giustizia.
Bergoglio continua ad affermare di non preoccuparsi se si è peccatori o se non si riesce ad essere buoni cristiani, perché comunque il Padre perdona sempre in quanto è infinitamente misericordioso. Il Padre è misericordioso ma anche giusto. Il peccatore che non cambia vita, che non si sforza di cambiare vita e continua a peccare non otterrà l’infinita misericordia del Padre: sarà giudicato in base alle proprie azioni e alla propria condotta di vita. E se questa non sarà stata santa, si soffrirà.
Possibile che non si riesca a comprendere la sottile ma sostanziale differenza che è alla base di questo ragionamento? La differenza è sostanziale. Ci si deve sforzare ora, con tutte le proprie forze, pur di abbattere il proprio “io” e cercare di essere santi nella pienezza. Non rilassarsi e diventare apatici, perdendo la voglia di combattere contro il male e le sue tentazioni, assecondando le passioni malsane del proprio “io”, sperando poi in un perdono unilaterale e gratuito da parte del Padre.
Quanto più ci si sforza di vivere nella santità, tanto più la gioia del Padre sarà viva nell’accogliere senza dover purificare, lavare, rendere linda nuovamente l’anima. Ciò che si deve compiere e che si deve far comprendere è che non si deve arrivare a curare la propria anima quando ci si può presentare davanti al Padre senza essere curati.
Questo è il sacrificio e lo sforzo di ogni cristiano, che vuole essere autentico nell’imitare Cristo.