Bergoglio e l’ecumenismo di Sai Baba

 

Ad Istanbul, nella sede del patriarcato, Bergoglio s’inchina profondamente dinanzi al patriarca ortodosso di Costantinopoli e chiede una benedizione per sé e per la chiesa di Roma. Il patriarca posa una mano sulla testa di Bergoglio e gli bacia lo zucchetto.
Nello stesso giorno Bergoglio partecipa ad un’adorazione in silenzio, a piedi scalzi, nella moschea Sultan Ahmet di Istanbul, meglio conosciuta come “Moschea blu”. Bergoglio rimane con le mani giunte sopra la croce pettorale, il volto chino, gli occhi chiusi davanti al “mihrab”, la nicchia che indica la direzione della Mecca. Bergoglio resta in raccoglimento per alcuni minuti accanto all’imam, mentre quest’ultimo declama delle acclamazioni. (Gesti di Bergoglio del 29/11/2014 in occasione del cosiddetto “viaggio apostolico” in Turchia del 28-30 novembre 2014)
Tutto ciò è messo in risalto anche da Padre Lombardi, direttore della sala stampa vaticana, che alla domanda: “Le immagini, secondo lei, che resteranno di questo viaggio…” risponde: “Le immagini che hanno colpito molto sono quelle del momento di adorazione silenziosa nella Moschea, quelle del Papa che chiede la benedizione, riceve la benedizione e un bacio dal Patriarca …

Questi gesti di Bergoglio, che hanno attirato l’attenzione di tutti i “media”, sono alquanto equivoci e destabilizzano gli insegnamenti cristiani circa l’esistenza di una Verità assoluta che in Cristo, Via, Verità e Vita, si manifesta nella pienezza. Colui che è chiamato a rappresentare Cristo, solo in Cristo possiede l’unica Verità e nella Verità di Cristo è chiamato ad adorare, a far adorare e a far rispettare a tutti la volontà e gli insegnamenti dell’unico Dio: Uno e Trino.

Di fronte ad una scena che ha visto Bergoglio partecipare ad un momento di “adorazione silenziosa“, in un luogo simbolo di un’altra religione e in compagnia di chi in quel momento ne è il rappresentante, la domanda che ogni cristiano cattolico dovrebbe farsi è: «Quale Dio viene adorato in un luogo di culto di un’altra religione?».

Inoltre, nel gesto di inchino innanzi al patriarca di Costantinopoli, da tanti declamato e apprezzato quale gesto di umiltà, come si fa a non scorgere l’atteggiamento di chi svilisce e svende il significato evangelico del primato di Pietro?
Che valore ha l’investitura di Pietro: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa“, se Pietro (rappresentato dal suo successore) si inchina in segno di riverenza davanti al fratello Andrea (rappresentato dal patriarca di Costantinopoli) invocando la sua benedizione?
Pietro è chiamato a rappresentare Cristo ed è Pietro che, in nome e per conto di Cristo, benedice Andrea, gli apostoli e la chiesa tutta. E’ Pietro che invoca la benedizione di Dio su ogni fratello e su tutta la comunità ed impartisce la benedizione di Colui che gli ha conferito il primato.

E’ questo il senso dell’ecumenismo di Bergoglio: spogliarsi dei valori, dei simboli e degli insegnamenti del proprio credo per dire di muoversi incontro agli altri?

A tal proposito non può passare inosservato ciò che è stato fatto in occasione dell’incontro avvenuto l’8 giugno 2014 tra Bergoglio, il presidente israeliano Shimon Peres, il presidente palestinese Abu Mazen e il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I, per dare inizio a quello che Bergoglio ha chiamato «un cammino nuovo alla ricerca di ciò che unisce e per superare ciò che divide». In tale incontro Bergoglio ha voluto sacrificare, nel nome di un rispetto umano, i simboli della fede cristiana cattolica. Infatti è noto che i quattro si sono trasferiti per la “preghiera della pace” nei Giardini Vaticani, considerati zona neutra perché priva di simboli religiosi.

Di fronte a tale atteggiamento appare lecita la domanda: Può un rappresentante di una religione, che accoglie i rappresentanti di altre religioni in casa propria, abdicare ai simboli e ai segni del proprio credo al solo scopo di non urtare la suscettibilità di chi professa un credo diverso?
Ha forse fatto così anche l’Imam musulmano in occasione del viaggio di Bergoglio in Turchia?
In quest’ultimo caso il momento di preghiera con il rappresentante dei musulmani non è stato consumato in un luogo neutro, ma bensì nella “moschea blu di Istanbul”, luogo simbolo del credo musulmano. E’ lì che Bergoglio si è recato, entrandovi anche a piedi scalzi per rispetto delle tradizioni musulmane, per vivere un momento di “adorazione silenziosa”. E’ singolare e fa riflettere il comportamento di Bergoglio che da un lato rispetta i simboli e la tradizione degli altri, e allo stesso tempo rinuncia ai propri simboli e alle proprie tradizioni per andare incontro agli altri.

E’ questo l’atteggiamento che deve avere chi dovrebbe essere chiamato a rappresentare Cristo e portare, con “orgoglio santo” (che è fierezza), Cristo al mondo?

Che fine sta facendo il primato di Pietro voluto da Cristo? Che strada sta imboccando la chiesa di Cristo sotto la guida di chi dovrebbe difenderla e far conoscere al mondo intero il Dio vero portando tutti alla conoscenza di un’unica Verità (assoluta) che è Cristo?

Bergoglio ha affermato: “Il proselitismo è una solenne sciocchezza, non ha senso” (Intervista di Scalfari a Bergoglio – pubblicata su Repubblica il 01 ottobre 2013).
Gesù ha affermato: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato …” (Mt 28, 19-20). Pertanto, Bergoglio ha in cuor suo il desiderio di svolgere la missione petrina, di condurre gli uomini a credere nel Dio vero e nel suo Figlio unigenito Gesù Cristo? E’ questo il suo obiettivo o persegue un altro scopo? Cosa si nasconde realmente dietro l’ecumenismo di Bergoglio? E’ ecumenismo o è sincretismo religioso? Qual è il disegno che lui intende realizzare?

Bergoglio ha manifestato il suo pensiero in più occasioni attraverso gesti e parole, come quelle pronunciate durante la visita del 28 luglio 2014 alla Chiesa pentecostale della Riconciliazione a Caserta , quando meditando sull’azione dello Spirito Santo ha detto:
Cosa fa lo Spirito Santo? … Lo Spirito Santo fa la “diversità” nella Chiesa. … Lui fa la diversità! E davvero questa diversità è tanto ricca, tanto bella. Ma poi, lo stesso Spirito Santo fa l’unità, e così la Chiesa è una nella diversità. E, per usare una parola bella di un evangelico che io amo tanto, una “diversità riconciliata” dallo Spirito Santo. Lui fa entrambe le cose: fa la diversità dei carismi e poi fa l’armonia dei carismi. … Noi siamo nell’epoca della globalizzazione, e pensiamo a cos’è la globalizzazione e a cosa sarebbe l’unità nella Chiesa: forse una sfera, dove tutti i punti sono equidistanti dal centro, tutti uguali? No! Questa è uniformità. E lo Spirito Santo non fa uniformità! Che figura possiamo trovare? Pensiamo al poliedro: il poliedro è una unità, ma con tutte le parti diverse; ognuna ha la sua peculiarità, il suo carisma. Questa è l’unità nella diversità. E’ in questa strada che noi cristiani facciamo ciò che chiamiamo col nome teologico di ecumenismo: cerchiamo di far sì che questa diversità sia più armonizzata dallo Spirito Santo e diventi unità …
E’ singolare che Bergoglio faccia questa meditazione ad una comunità evangelica, quasi a lasciare intendere che in essa si manifesta uno dei carismi che appartiene alla diversità dei carismi generati dallo Spirito Santo, come se anch’essa (la comunità evangelica a cui parla) fosse una faccia dell’unico corpo fatto di tante facce che insieme costituiscono un’unica figura poliedrica che per Bergoglio è la chiesa ecumenica, dove ogni faccia rappresenta un credo, o meglio, una religione.

Parimenti un’analoga meditazione viene proposta dallo stesso Bergoglio durante il viaggio apostolico in Turchia, nell’omelia del 29/11/2014, proclamata all’interno della cattedrale dello Spirito Santo di Istanbul nello stesso giorno in cui Bergoglio prima sussurra al patriarca Bartolomeo I: “Santità, Benedica me e la Chiesa di Roma” e poi si inchina innanzi allo stesso patriarca che lo benedice. Nello stesso giorno Bergoglio fa visita per alcuni momenti di “adorazione silenziosa” alla “moschea blu”.
In tale omelia del 29/11/2014 Bergoglio dice:
è vero, lo Spirito Santo suscita i differenti carismi nella Chiesa; apparentemente, questo sembra creare disordine, ma in realtà, sotto la sua guida, costituisce un’immensa ricchezza, perché lo Spirito Santo è lo Spirito di unità, che non significa uniformità. Solo lo Spirito Santo può suscitare la diversità , la molteplicità e, nello stesso tempo, operare l’ unità. Quando siamo noi a voler fare la diversità e ci chiudiamo nei nostri particolarismi ed esclusivismi, portiamo la divisione; e quando siamo noi a voler fare l’unità secondo i nostri disegni umani, finiamo per portare l’uniformità e l’omologazione. Se invece ci lasciamo guidare dallo Spirito, la ricchezza, la varietà, la diversità non diventano mai conflitto, perché Egli ci spinge a vivere la varietà nella comunione della Chiesa“.

Ancora una volta un discorso ingarbugliato e incomprensibile ai più, ma che in realtà ha un fine ben preciso, quello di far passare il concetto che le diverse chiese (cristiana cattolica di Roma, cristiana ortodossa di Costantinopoli, musulmana, ecc…), nelle diversità delle loro espressioni di credo sono i diversi carismi dello Spirito Santo, il quale non genererebbe l’uniformità. Bergoglio insiste sul concetto che l’uniformità non appartiene allo Spirito Santo.

E’ questo il senso profondo degli insegnamenti della fede cristiana cattolica presenti nella scrittura?

In riferimento ai carismi donati dallo Spirito Santo San Paolo dice: “Riguardo ai doni dello Spirito, fratelli, non voglio che restiate nell’ignoranza. Voi sapete infatti che, quando eravate pagani, vi lasciavate trascinare verso gli idoli muti secondo l’impulso del momento. Ebbene, io vi dichiaro: come nessuno che parli sotto l’azione dello Spirito di Dio può dire «Gesù è anatema», così nessuno può dire «Gesù è Signore» se non sotto l’azione dello Spirito Santo. Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune: a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza; a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell’unico Spirito; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiriti; a un altro le varietà delle lingue; a un altro infine l’interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose è l’unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole. Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito. … Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte” (1 Cor 12, 1-27).

Queste sono parole profonde che vanno comprese nella loro essenza. Va compresa bene la diversità dei carismi e la rivelazione dello Spirito che non può non essere uniforme nei contenuti. Unico è il contenuto del messaggio evangelico di Cristo. San Paolo in questo brano parla di un’unica chiesa fondata su Cristo, un’unica chiesa animata da un’unica dottrina, da un unico pensiero divino, rivelato dallo Spirito Santo, che si regge su Gesù Cristo e su nessun altro, perché non può esserci l’amore e l’unione senza Cristo che è l’Amore fatto persona.
I carismi non sono né le diverse interpretazioni della dottrina, né le diverse espressioni del proprio credere e né le diverse forme di religione. I carismi di cui parla San Paolo sono ben altra cosa: il linguaggio di sapienza, il linguaggio di scienza, il dono delle guarigioni, il dono della profezia, ecc., ma tutto questo è contestualizzato all’interno dell’unico corpo mistico di Cristo, dell’unica chiesa battezzata in un solo Spirito consolatore, difensore e rivelatore che manifesta il pensiero uniforme di Dio. In tal senso dunque lo Spirito Santo significa uniformità del pensiero di Dio. Infatti coloro che hanno carismi diversi non possono avere un pensiero diverso di Dio e delle sue manifestazioni.

Eppure, nonostante queste evidenze, molta gente è affascinata dai gesti e dal progetto di Bergoglio di realizzare quella che lui chiama la “civiltà dell’amore”.

Come cristiani siamo chiamati a sconfiggere insieme quella globalizzazione dell’indifferenza che oggi sembra avere la supremazia e a costruire una NUOVA CIVILTA’ DELL’AMORE e della solidarietà” (Omelia di Bergoglio nella chiesa patriarcale di San Giorgio in Instanbul durante il “viaggio apostolico” in Turchia – 30.11.2014).

Ma l’espressione usata di “civiltà dell’amore” riporta ad un analogo progetto promosso da Sai Baba.
Sai Baba è un santone indiano che si autoproclamava Dio e ha vissuto (e forse vive nel cuore di qualcuno, non il nostro) con l’obiettivo di unire tutte le più grandi religioni del mondo (cristianesimo, islamismo, ebraismo, buddismo e induismo) nel nome di un “amore”, generico e supremo al tempo stesso. Generico perché ambisce ad accogliere e “raccogliere” tutti. Supremo perché ambisce ad essere al di sopra di tutti, dunque anche di Gesù Cristo, non più considerato al pari di Dio. Quindi, secondo questa logica, Sai Baba è Dio, Gesù Cristo no.

A questo punto c’è da chiedersi: a quale prezzo si vuole realizzare la cosiddetta “civiltà dell’amore”? A costo di quale sacrificio? Quale sacrificio si deve rinnovare per impedire che tutto ciò accada?

Cristo Amore è il solo compimento di tutto.
Chi proclama Cristo Amore, non solo con le parole ma dando sostanza con i fatti alle parole pronunciate, è da Dio.
Chi non proclama Gesù Cristo Figlio di Dio con l’esempio di vita, per un altro amore, costui non è da Dio.

Un’unione non fondata su Cristo, anche se costruita nel nome di un decantato amore che abbraccia tutti, non è la vera unione in Dio, voluta da Dio. E’ un’unione umana, che si fonda su un falso amore, che ammalia e affascina solo chi non ha mai conosciuto e non conosce L’Amore, Cristo Gesù, Via, Verità e Vita.

Qual è dunque il progetto dell’ecumenismo di Bergoglio? Su cosa si fonda? Qual è il suo fine? Quello analogo a quello di Sai Baba che nella parola “amore”, che si oppone a Cristo Gesù Amore, vuole trovare un comune denominatore tra le più grandi religioni, preconizzando l’unica religione? Così che anche il cristianesimo, nel momento in cui è privato e svuotato della sua essenza, Cristo, Via, Verità e Vita, diviene di fatto una filosofia tra le tante, dove le verità sono tutte relative.

Comprendiamo, dunque, che tutto questo porta in una direzione contraria agli insegnamenti della fede cristiana cattolica, che noi vogliamo difendere: gli insegnamenti proclamati da Cristo e incarnati da Pietro, Paolo e da tutti coloro che nei secoli, fin dalle prime comunità cristiane, si sono immolati per amore della Verità che è Cristo Gesù.
Non si svende la primogenitura per il piatto di lenticchie rappresentato dal perseguimento di un progetto personale. Noi crediamo in un Dio Cattolico! Noi crediamo nella Verità assoluta: Cristo Gesù, Salvatore del mondo, Figlio di Dio! Gesù Cristo Via, Verità e Vita, Colui che salva: solo in Cristo Gesù vi è salvezza! Chi lo professa con le parole e con l’inganno e non lo attua con i gesti e con i fatti concreti, è anatema.




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