Lettera aperta di Alfredo Branchina e Angela Alario
Anche noi con questa lettera ci uniamo ai nostri fratelli, uniti spiritualmente nel corpo mistico di Cristo, che nella Chiesa Cristiana Universale della Nuova Gerusalemme si manifesta, per alzare la voce in difesa della Verità, di questa Chiesa, di Samuele Mario Morcia, dei ministri e di tutti noi.
Io e mia moglie siamo arrivati alla piccola culla del Bambino Gesù nel 2009 e da quel giorno non possiamo farne a meno, perché in questo luogo Santo abbiamo trovato quello che ci mancava: DIO!!!
Quando abbiamo messo piede in questo luogo Santo siamo stati accolti da Samuele con tanto amore, dolcezza, umiltà che ne siamo rimasti colpiti; ad ogni pellegrinaggio era ed è sempre lì ad accoglierci, a darci una parola di conforto, ad aiutarci nelle preghiere, ma principalmente con il suo esempio di vita ci avvicina a vivere da veri cristiani rispettando i dieci comandamenti e gli insegnamenti di Gesù.
Da allora ad oggi tutto è avvenuto nella LIBERTA’ più assoluta e con molta linearità. Ricordo in un incontro di preghiera che si è svolto in Sicilia, che uno dei nostri attuali ministri ribadì più volte e con fervore questo concetto, ammonendo chi pensava di raggirare le persone per scopi personali. Abbiamo avuto, in questo luogo Santo, la grazia d ricevere il sacramento del battesimo per nostro figlio Francesco e la prima comunione per nostro figlio Alfio: non ci è stato chiesto un centesimo, perché i sacramenti non sono in vendita così come non si può barattare Gesù con altre filosofie religiose per avere il consenso del mondo.
Noi invitiamo tutti a venire a vedere con i propri occhi ed ascoltare con le proprie orecchie la verità e non credere a priori chi, prima ha ricevuto tanto da questo luogo Santo e da questa famiglia, e che oggi calunniano ingiustamente. Difenderemo sempre questa Chiesa, il nostro sommo pontefice Samuele e la sua famiglia che ci sono stati donati da Dio come esempio di santità.
ADRANO, 21/05/2018
Branchina Alfredo
Alario Angela
Branchina Alfio
Branchina Chiara
Branchina Francesco