“Chi sono io per giudicare (i gay)?”

 

A) Testo del discorso di J.M. Bergoglio:

Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla?” (Conferenza Stampa durante il volo di ritorno dal viaggio apostolico a Rio De Janeiro, 28 luglio 2013)

Durante il volo di ritorno da Rio de Janeiro ho detto che, se una persona omosessuale è di buona volontà ed è in cerca di Dio, io non sono nessuno per giudicarla. Dicendo questo io ho detto quel che dice il Catechismo. La religione ha il diritto di esprimere la propria opinione a servizio della gente, ma Dio nella creazione ci ha resi liberi: l’ingerenza spirituale nella vita personale non è possibile. Una volta una persona, in maniera provocatoria, mi chiese se approvavo l’omosessualità. Io allora le risposi con un’altra domanda: “Dimmi: Dio, quando guarda a una persona omosessuale, ne approva l’esistenza con affetto o la respinge condannandola?”. Bisogna sempre considerare la persona. Qui entriamo nel mistero dell’uomo. Nella vita Dio accompagna le persone e noi dobbiamo accompagnarle a partire dalla loro condizione. Bisogna accompagnare con misericordia. … ” (Intervista di Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica – pubblicata il 19 settembre 2013)

 

B) Riferimenti alla Sacra Scrittura:

Non avrai con maschio relazioni come si hanno con donna: è abominio” (Lev 18,22)

Né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, ne ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio” (1Cor 6,10)

Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno” (Mt 5,37)

Forse in questo progetto mi sono comportato con leggerezza? O quello che decido lo decido secondo la carne, in maniera da dire allo stesso tempo “sì, sì” e “no, no”? Dio è testimone che la nostra parola verso di voi non è “sì” e “no”. Il Figlio di Dio, Gesù Cristo che abbiamo predicato tra voi, io, Silvano e Timoteo, non fu “sì” e “no”, ma in lui c’è stato il “sì” ” (2Cor 1,17-19)

 

C) Commento:

Come sempre il comportamento di Bergoglio è ambiguo e le sue parole non chiariscono in modo netto e lineare il suo pensiero.

Chiarezza è dire: il peccato e il comportamento peccaminoso deve essere giudicato e condannato. Il comportamento peccaminoso, se in contrasto con gli insegnamenti di Dio, deve essere condannato affinché la persona si allontani dal peccato e possa cambiare vita. Dio giudica e condanna l’omosessualità, che è un comportamento peccaminoso. E questo nella sacra scrittura è detto con chiarezza e senza ambiguità, così da non lasciare dubbi sul pensiero di Dio.

Nelle parole di Bergoglio non c’è la stessa chiarezza, coerenza e linearità: il suo parlare non corrisponde all’insegnamento di Gesù che insegna ai suoi discepoli a parlare con chiarezza dicendo: “sì, sì; no, no”, perché “il resto viene dal maligno” (Mt 5,37).

Come parla Bergoglio su questo tema (così come per altri)? Esprime il suo pensiero servendosi di discorsi che sviano il cuore dell’argomento (il fatto che l’omosessualità deve essere condannata con fermezza) e portano chi ascolta o chi legge su discorsi ovvi e scontati (il fatto che non si deve giudicare il peccatore ma il peccato).

Sovente Bergoglio non esprime parole nette di condanna del peccato e dei comportamenti peccaminosi giustificando tutto con il (suo) concetto di misericordia divina.

Il concetto di misericordia divina che insegna Cristo è ben diverso da quello che insegna Bergoglio. La misericordia, svuotata e scollegata dalla volontà di non peccare più, non è da Cristo.

Va’ e d’ora in poi non peccare più” (Gv 8,11), dice Gesù all’adultera.
Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio” (Gv 5,14b), dice Gesù all’uomo malato da trentotto anni e guarito in giorno di sabato.

La misericordia divina, secondo gli insegnamenti di Gesù Cristo, deve essere sempre unita alla richiesta di perdono e alla totale e ferma volontà di non peccare più.

Pertanto, come si fa a non peccare più se non si dice e non si giudica con chiarezza ciò che è bene e ciò che è male?

L’omosessualità non è bene.

L’omosessualità non è da Dio.

Chi la pratica deve prendere coscienza e consapevolezza dell’errore e chiedere aiuto a Dio e ai fratelli per “non peccare più“.




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